- 2 aprile 2020

Oggi le aziende puntano fortemente sulla modernizzazione dell’IT non solo per il tradizionale mantra della riduzione dei costi e di dover fare di più con meno, obiettivi che peraltro non possono venir meno, ma perché solo in quel modo possono assecondare un mercato che chiede agilità, sfruttamento delle nuove tecnologie, flessibilità, capacità di adattamento e quella scalabilità che l’impostazione tradizionale non poteva in alcun modo garantire.
Ecco perché parlare di data center e cloud significa trattare di un’evoluzione continua che ha rimodellato fortemente l’infrastruttura, soprattutto per via dei benefici della virtualizzazione, ma anche i modelli di servizio, che oggi fanno perno su un paradigma pay-per-use molto pervasivo e che sostanzialmente riguarda ‘qualsiasi cosa’, dalle risorse infrastrutturali a servizi di disaster recovery, dalla virtualizzazione del desktop alla distribuzione delle applicazioni.
Ecco perché parlare di data center e cloud significa trattare di un’evoluzione continua che ha rimodellato fortemente l’infrastruttura, soprattutto per via dei benefici della virtualizzazione, ma anche i modelli di servizio, che oggi fanno perno su un paradigma pay-per-use molto pervasivo e che sostanzialmente riguarda ‘qualsiasi cosa’, dalle risorse infrastrutturali a servizi di disaster recovery, dalla virtualizzazione del desktop alla distribuzione delle applicazioni.
Data center e cloud Cosa ci riserva il prossimo futuro
Che dire del prossimo futuro? Considerando che il processo di modernizzazione è inarrestabile, l’evoluzione del data center e lo sviluppo dei modelli cloud continueranno a essere temi centrali per i CIO e gli IT manager, sempre più rivolti a trovare quella formula magica che permetta alle aziende di innovare e generare valore per gli stakeholder, abbattendo tutte quelle complessità e inefficienze che fanno parte di una gestione ormai obsoleta dell’IT.
Se volessimo evidenziare alcuni trend relativi a data center e cloud che ci potrebbero tenere compagnia per il prossimo biennio, quelli che seguono sono senz’altro promettenti.
Che dire del prossimo futuro? Considerando che il processo di modernizzazione è inarrestabile, l’evoluzione del data center e lo sviluppo dei modelli cloud continueranno a essere temi centrali per i CIO e gli IT manager, sempre più rivolti a trovare quella formula magica che permetta alle aziende di innovare e generare valore per gli stakeholder, abbattendo tutte quelle complessità e inefficienze che fanno parte di una gestione ormai obsoleta dell’IT.
Se volessimo evidenziare alcuni trend relativi a data center e cloud che ci potrebbero tenere compagnia per il prossimo biennio, quelli che seguono sono senz’altro promettenti.
Data Center e cloud: il trionfo dei modelli ibridi e “multi”
A fine 2018, Gartner fece una previsione interessante: entro fine 2020, il 75% delle imprese avrà implementato una strategia IT ibrida e/o multi-cloud. Tutto ciò è perfettamente in linea con la tendenza attuale: le tradizionali resistenze nei confronti del cloud, che hanno contraddistinto la prima parte della scorsa decade, sono un ricordo e il modello di hybrid cloud attira gli sguardi su di sé da qualche anno.
La possibilità di miscelare il controllo del dato, tipico dell’infrastruttura privata, con la scalabilità del modello pubblico è senza dubbio alla base del successo; poco alla volta si è poi imposta la variante hybrid multicloud che fa perno su cloud pubblici di diversi vendor per evitare il lock-in e massimizzare il modello economico. Cloud ibrido e multicloud sono tendenze certe per il biennio 2020-2021.
A fine 2018, Gartner fece una previsione interessante: entro fine 2020, il 75% delle imprese avrà implementato una strategia IT ibrida e/o multi-cloud. Tutto ciò è perfettamente in linea con la tendenza attuale: le tradizionali resistenze nei confronti del cloud, che hanno contraddistinto la prima parte della scorsa decade, sono un ricordo e il modello di hybrid cloud attira gli sguardi su di sé da qualche anno.
La possibilità di miscelare il controllo del dato, tipico dell’infrastruttura privata, con la scalabilità del modello pubblico è senza dubbio alla base del successo; poco alla volta si è poi imposta la variante hybrid multicloud che fa perno su cloud pubblici di diversi vendor per evitare il lock-in e massimizzare il modello economico. Cloud ibrido e multicloud sono tendenze certe per il biennio 2020-2021.
Iperconvergenza sempre più pervasiva
Uno dei trend più interessanti della scorsa decade è stata l’evoluzione del paradigma SDDC, ovvero Software-Defined Data Center, che di fatto rappresenta il principale filone di modernizzazione del data center stesso.
La “materializzazione” del paradigma SDDC sono le infrastrutture iperconvergenti, che non solo condensano nella stessa appliance l’intera architettura 3-tier tradizionale (compute, storage, network), ma vi aggiungono proprio il fondamento di SDDC, ovvero la virtualizzazione pervasiva, più il controllo unificato e i servizi dati. Tutto ciò su hardware commodity, così da tenere anche bassi i costi.
Date queste premesse, era praticamente impossibile che l’iperconvergenza non diventasse il fondamento di modernizzazione del data center, e così è stato. I numeri non mentono: tutto andrà ovviamente rivisto in funzione dei noti eventi di inizio 2020, ma l’iperconvergenza era un mercato da 4,1 miliardi di dollari nel 2018, con prospettive di crescita fino a 17,1 miliardi nel 2023, il che corrisponde a un CAGR addirittura del 32,9% (fonte: marketsandmarkets). Pensando ai trend 2020-2021 in ambito data center e cloud, questo è senz’altro uno.
Uno dei trend più interessanti della scorsa decade è stata l’evoluzione del paradigma SDDC, ovvero Software-Defined Data Center, che di fatto rappresenta il principale filone di modernizzazione del data center stesso.
La “materializzazione” del paradigma SDDC sono le infrastrutture iperconvergenti, che non solo condensano nella stessa appliance l’intera architettura 3-tier tradizionale (compute, storage, network), ma vi aggiungono proprio il fondamento di SDDC, ovvero la virtualizzazione pervasiva, più il controllo unificato e i servizi dati. Tutto ciò su hardware commodity, così da tenere anche bassi i costi.
Date queste premesse, era praticamente impossibile che l’iperconvergenza non diventasse il fondamento di modernizzazione del data center, e così è stato. I numeri non mentono: tutto andrà ovviamente rivisto in funzione dei noti eventi di inizio 2020, ma l’iperconvergenza era un mercato da 4,1 miliardi di dollari nel 2018, con prospettive di crescita fino a 17,1 miliardi nel 2023, il che corrisponde a un CAGR addirittura del 32,9% (fonte: marketsandmarkets). Pensando ai trend 2020-2021 in ambito data center e cloud, questo è senz’altro uno.
Storage intelligente per aziende sempre più agili e smart
Le soluzioni di intelligent storage rappresentano senz’altro una tendenza interessante nonché perfettamente integrata nel tema dell’evoluzione del data center e cloud.
L’integrazione di AI nel mondo dello storage deriva da esigenze molto attuali: i dati crescono esponenzialmente, la loro gestione diventa sempre più complessa e, di conseguenza, lo storage ha superato il suo ruolo tradizionale di repository di dati assumendo un ruolo critico nella generazione di valore.
Nel corso degli ultimi anni (decenni), le tecnologie sono state rivolte soprattutto a massimizzarne le prestazioni e/o a garantire la data protection: AI è invece un modo per rendere lo storage adeguato alla crescita esponenziale dei dati e al successo dei modelli ibridi, facendo sì che il sistema possa gestire con efficienza l’ubicazione dei dati stessi (on-premise, cloud privato, cloud pubblico, quale cloud pubblico…), la priorità di elaborazione, la prevenzione di criticità e via dicendo, tutto ciò – rigorosamente – in funzione della sicurezza, della conformità normativa, dell’ottimizzazione delle prestazioni e del miglior modello economico per l’azienda.
Le soluzioni di intelligent storage rappresentano senz’altro una tendenza interessante nonché perfettamente integrata nel tema dell’evoluzione del data center e cloud.
L’integrazione di AI nel mondo dello storage deriva da esigenze molto attuali: i dati crescono esponenzialmente, la loro gestione diventa sempre più complessa e, di conseguenza, lo storage ha superato il suo ruolo tradizionale di repository di dati assumendo un ruolo critico nella generazione di valore.
Nel corso degli ultimi anni (decenni), le tecnologie sono state rivolte soprattutto a massimizzarne le prestazioni e/o a garantire la data protection: AI è invece un modo per rendere lo storage adeguato alla crescita esponenziale dei dati e al successo dei modelli ibridi, facendo sì che il sistema possa gestire con efficienza l’ubicazione dei dati stessi (on-premise, cloud privato, cloud pubblico, quale cloud pubblico…), la priorità di elaborazione, la prevenzione di criticità e via dicendo, tutto ciò – rigorosamente – in funzione della sicurezza, della conformità normativa, dell’ottimizzazione delle prestazioni e del miglior modello economico per l’azienda.
L’avanzata dell’Edge Computing
Infine, un semplice accenno al fenomeno dell’Edge Computing, un trend da osservare attentamente nel biennio 2020-2021 in quanto trainato dall’avanzata inarrestabile dell’Internet of Things e di manifestazioni tecnologiche evolute come – giusto per citarne una - le auto a guida autonoma.
Il principale beneficio, tutt’altro che trascurabile, delle architetture di Edge Computing consiste nel portare l’elaborazione dal core all’edge della rete, cioè di fatto laddove i dati vengono raccolti: questo si traduce in grandi benefici in termini di velocità di risposta, cioè di latenza.
Il principale beneficio, tutt’altro che trascurabile, delle architetture di Edge Computing consiste nel portare l’elaborazione dal core all’edge della rete, cioè di fatto laddove i dati vengono raccolti: questo si traduce in grandi benefici in termini di velocità di risposta, cioè di latenza.
