- 27 gennaio 2020

Si parla talmente tanto di cloud, di infrastructure as a service e di everything as a service che poi, di fronte alla necessità di definirli, diventa naturale un po’ di imbarazzo. Non per la complessità in sé, ma per la difficoltà di condensare fenomeni così ampi ed estesi in poche parole: limitando il discorso a infrastructure as a service, anche noto come IaaS, esso è letteralmente un’infrastruttura IT virtualizzata che viene distribuita come servizio.
Più in dettaglio, si tratta di una forma di cloud computing – quella con il minor livello di astrazione –, mediante la quale un provider di servizi mette a disposizione dei propri clienti risorse IT virtualizzate e accessibili da remoto, delle macchine virtuali che possono essere configurate – a livello di compute, storage e network – a seconda delle esigenze specifiche, per supportare workload e applicazioni dell’azienda cliente.
Questo mondo è estremamente ampio e un’eventuale trattazione potrebbe estendersi (quasi) all’infinito confluendo nei temi del private, public o hybrid cloud, nella differenza tra cloud e virtualizzazione, nei container e molto altro, ma la sostanza non cambia: infrastructure as a service è un’infrastruttura IT virtualizzata fornita sotto forma di servizio da un provider tramite i propri data center, che possono essere quelli dei tre grandi player del cloud pubblico (Microsoft, Amazon e Google) oppure da provider specializzati e in grado di implementare e governare modelli cloud più complessi e su misura per le esigenze dell’azienda.
Infrastructure as a service per modernizzare e creare innovazione
Dovendo parlare di vantaggi riconducibili al modello IaaS, non si può che partire dal più importante: mediante un servizio di infrastructure as a service, le aziende possono evitare completamente l’acquisto di nuovo hardware – con tanto di spese CapEx tutt’altro che trascurabili – delegando la gestione dell’infrastruttura fisica al provider, che risponde in caso di mancato rispetto degli accordi SLA.
Per dire, la continuità operativa è a carico del provider, così come la gestione dell’infrastruttura del data center, l’alimentazione delle macchine, il raffreddamento, gli UPS, l’hardware stesso ecc. Nel modello IaaS, il cliente gestisce da sé le risorse virtualizzate (sistema operativo, applicazioni…), e questo rappresenta un elemento di importante differenziazione rispetto ad altri modelli cloud come PaaS o SaaS. Resta il fatto che infrastructure as a service è uno strumento di forte modernizzazione del proprio IT, grazie alla possibilità di sfruttare hardware e infrastrutture performanti senza doverle acquistare e gestire.
Riduzione costi, scalabilità e crescita del business: i vantaggi di Infrastructure as a Service
Del primo beneficio di IaaS si è già detto: l’infrastruttura IT, performante e in linea con le esigenze dell’azienda, non richiede più l’acquisto di nuovi server e altri device, che poi oltretutto vanno installati, manutenuti e gestiti.
Infrastructure as a service è in assoluto la soluzione ideale per le aziende che vogliono diventare più agili e flessibili, vogliono accedere a tecnologie di ultima generazione, abilitare modalità di lavoro smart e remote senza bisogno di passare da un forte investimento in termini di macchine, spazio e risorse umane. Ma ecco alcune altre ‘conseguenze’ positive di IaaS:
- Riduzione dei costi
Di questo si è già detto, ma aggiungiamo un aspetto: il modello pay-per-use tipico del cloud permette all’azienda di pagare unicamente per la capacità richiesta, evitando non solo l’investimento CapEx iniziale, ma anche spese ricorrenti per risorse non utilizzate. Questo è un passo avanti enorme rispetto al modello IT tradizionale, nel quale i server locali gestivano singole applicazioni e non venivano sfruttati (in media) per più del 10% - 15% della propria capacità.
- Scalabilità ed elasticità
La scalabilità è un punto di forza indiscusso di qualsiasi modello cloud, e lo è a maggior ragione di IaaS. Le risorse infrastrutturali possono essere aumentate o ridotte in modo immediato a seconda delle esigenze del business, con l’assoluta certezza dell’ottimizzazione dei costi.
- Tempo da dedicare all’innovazione
Essendo l’infrastruttura gestita dal provider, questo ha un impatto non solo sui costi da sostenere per l’infrastruttura stessa, ma permette anche di rifocalizzare i professionisti dell’IT su attività a valore aggiunto, sullo sviluppo di applicazioni e soluzioni innovative a supporto del business.
- Business Continuity
Nonostante tutte le aziende di una certa dimensione adottino piani di disaster recovery e di Business Continuity, c’è da considerare sia un discorso di affidabilità della soluzione, sia, soprattutto, di costi. IaaS, dal canto suo, semplifica la vita delle aziende che intendono massimizzare l’uptime anche di fronte a situazioni critiche. Questo accade poiché i servizi vengono erogati da data center che prevedono determinati standard di sicurezza e protezione dei dati, nonché attività di business continuity e disaster recovery. L’azienda, inoltre, può sfruttare il cloud proprio ai fini della business continuity della propria infrastruttura interna, di modo tale da continuare a erogare i propri servizi anche di fronte a eventi imprevisti.
